Quadri Intarsiati

Realizzo su commissione quadri intarsiati o intarsi su mobili. Come potete vedere dalla galleria fotografica, gli intarsi possono anche essere inseriti su mobili, tavoli, cofanetti, cornici, ecc.. I soggetti possono essere i più vari: paesaggi, stemmi araldici, calligrafie, loghi aziendali e altro.
I miei intarsi sono realizzati con lastronature dello spessore di 3 mm di legno pregiato nazionale ed esotico tra i più conosciuti ed altri meno usati che mi procuro da giardinieri o in qualche remota segheria di campagna come ad esempio legno di alloro, nespolo, gelso, melograno. Altre lastronature le ricavo da parti di mobili antichi demoliti, il cui legno possiede una tonalità di colore diverso dalle tavole nuove in commercio. Per il taglio di pezzi di grandi dimensioni uso un traforo meccanico mentre per i pezzi più piccoli e di precisione (anche di pochi millimetri) uso l’archetto da traforo. Per realizzare un intarsio procedo incollando un disegno realizzato su carta ad una lastronatura che farà da sfondo; proseguo sostituendo ogni singolo elemento disegnato con tessere di legno di diverse tonalità e venature.
Come per la pittura, anche per i quadri intarsiati, si parte realizzando lo sfondo e si ritaglia ogni singola tessera di legno arrivando così in primo piano. Le ombreggiature (vedi intreccio del cesto) si ottengono immergendo nella sabbia rovente le tessere ritagliate, ottenendo così delle sfumature graduali.
A lavoro ultimato, l’intarsio viene incollato su di un pannello dello spessore di 2 cm e viene levigato più volte con carte abrasive sempre più fini. La lucidatura viene eseguita applicando un fondo alla nitro neutro o gommalacca e lucidato con cera d’api, o solamente con cera d’api. Personalmente preferisco la finitura solo con cera d’api neutra perché non altera i colori e le sfumature delle essenze impiegate e rende la superficie molto morbida al tatto. Unico svantaggio di tale finitura è che deve essere ripetuta ogni 12 -18 mesi in modo che l’intarsio mantenga sempre la sua lucentezza con colori e sfumature originali.
Il costo delle realizzazioni varia ovviamente a seconda delle dimensioni dell’intarsio, della complessità del disegno e della quantità e varietà dei legni utilizzati. Spesso un intarsio di piccole dimensioni ma molto particolareggiato può essere più costoso di uno molto più grande ma con pochi particolari perché la precisione del taglio e il rispetto del disegno richiedono maggior attenzione e perizia.
Contattatemi per avere maggiori informazioni e per vedere direttamente alcuni dei lavori presso il mio laboratorio.

Restauro mobile antico

Il restauro del mobile antico
Il concetto di restauro, specialmente per quanto riguarda le opere di pittura, scultura e architettura, si è venuto via via precisando, mentre le tecniche si sono affinate, sia con il ritrovamento di antiche tecniche di lavorazione, sia con l’ausilio dei più moderni e sofisticati apparecchi scientifici. Lo stesso scrupolo e le stesse metodologie dovrebbero essere applicate anche al restauro dei mobili antichi, nei quali molto spesso si è proceduto e si procede con scarsa cognizione e con poco rispetto per l’integrità dell’oggetto e del suo valore storico-artistico, soprattutto quando il restauro viene svolto privatamente e senza consigli qualificati, spesso con risultati molto discutibili se non addirittura danneggiando in modo irreparabile il mobile ed diminuendo in modo sensibile il suo valore. L’arte applicata al mobile, anche se eseguita da bravi ebanisti, è considerata spesso come un’arte minore e di poco valore economico e artistico, forse perché il legno è considerato un materiale povero e non pregiato come le pietre dure e i metalli preziosi. Di conseguenza anche il lavoro di restauro viene percepito da molti come un lavoro di semplice esecuzione che si può realizzare con un po’ di pratica di falegnameria o semplicemente avendo letto un libro sul tema. Per questo spesso si vedono restauri eseguiti con legni e materiali inadeguati e con rifacimenti inappropriati allo stile del mobile. Il restauro di un mobile antico va inteso come un intervento di ripristino di uno stato preesistente, accettando i segni e le tracce lasciate dal tempo, ed una operazione di rimozione delle cause di logorio e di distruzione. Un mobile vecchio di secoli spesso ha subito diversi interventi di restauro; se questi non fossero stati ben eseguiti si possono rimuovere e rieseguire con materiali omogenei a quelli del mobile e con tecniche pertinenti all’epoca e allo stile.
Il legno è un materia viva, piuttosto deperibile in particolari condizioni di calore e umidità; anche se vecchio di secoli il legno risente delle variazioni climatiche. L’eccesso di umidità lo fa dilatare mentre un clima troppo secco lo fa ritirare, fendere o spaccare; l’esposizione diretta ai raggi del sole lo schiarisce. Il legno è facilmente attaccabile da parassiti, sia vegetali (muffe) che animali (tarli) specialmente in un ambiente buio e caldo-umido.
Quanto agli altri materiali impiegati nella costruzione del mobile (colle, ferramenta, gesso, bolo, foglia d’oro, cere e vernici), anch’essi sono soggetti a deperimento e trasformazione in relazione all’ambiente in cui sono stati per anni se non per secoli. Di tutto questo deve tener conto un buon restauratore nello svolgere il suo lavoro ed usare tecniche di costruzione in uso all’epoca a cui risale il mobile e, se possibile, utilizzare legno antico per le parti mancanti.
In sostanza è necessario considerare di volta in volta quale tipo di restauro sia opportuno realizzare su ciascun mobile che ci si accinga a restaurare; talvolta si deve trovare un compromesso tra esigenze e finalità, scegliendo fra due importanti tipologie di restauro: il restauro museale e il restauro funzionale.
Il restauro museale considera il mobile come documento storico-artistico dell’epoca in cui fu costruito, perciò non prevede né ricostruzioni o aggiunte, né rimozioni o distruzioni, intendendo valide e significative anche eventuali modifiche apportate in seguito. Tuttavia sono consentiti interventi sulla struttura atti ad garantire l’integrità e la staticità come ad esempio una gamba mancante o una tavola dello schienale. L’inserimento di queste parti, come delle protesi, deve essere realizzato con gli stessi materiali, ma distinguibili da una distanza ravvicinata.
Il restauro funzionale considera il mobile come un oggetto da utilizzare e perciò prevede la sua integrità, con il consolidamento delle parti semidistrutte, il rifacimento di quelle mancanti, la rimozione di parti aggiunte in modo inadeguato, il recupero delle funzioni meccaniche (l’apertura delle ante e lo scorrimento dei cassetti) e la ripresa della lucidatura mantenendo la patina originale e ricreandola nelle parti ricostruite.